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numero collana


Era precipitato, infatti, nella nebbia lattiginosa dell’incoscienza. Le forze lo abbandonarono del tutto. Era tempo di arrendersi. Il balletto dei corpi cessò. Il suo scivolò a terra, lentamente, accompagnato dalle mani contratte del suo assassino. Poi, finalmente, la morte lo liberò dal dolore.

maggio 2024

320

978-88-6810-584-6

18,00

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Sinossi

Un cadavere eccellente nelle dimore prestigiose della campagna toscana. Un caso da far tremare i polsi per la vice questore Solari che dovrà investigare un mondo a lei sconosciuto: Il presente e il remoto passato del conte Evandro di Roccantica prestigioso avvocato penalista, famoso per le cause vinte in difesa dei più famigerati criminali e ora odiato da tutta la comunità per la sua arroganza e prepotenza, vive da molti anni chiuso nella sua grande tenuta iperprotetta, la Ventaia. L’inaccessibilità però non ha impedito a qualcuno di ucciderlo durante una giornata di festa: quella di suo figlio, psichiatra in una Rems, gli odierni manicomi criminali, non lontana da Sansepolcro, a Chiusi della Verna. Secondo la legge, gli ospiti di queste residenze psichiatriche possono, accompagnati da medici e agenti penitenziari, uscire occasionalmente a scopo terapeutico. E proprio durante una gita con i detenuti alla Ventaia che lo psichiatra Massimo ha scoperto il corpo senza vita di suo padre. Un delitto della “Camera Chiusa”? Uno dei pazzi criminali sfuggito ai controlli o qualcuno entrato dall’esterno approfittando della circostanza? Quale teorema, passo dopo passo, allargando sempre più lo spazio e il tempo d’indagine, dovrà costruire Natalia per arrivare alla conclusione di quello che appare un insolubile rompicapo?

L'autore

Patrizia Fassio

Primo capitolo

Non bastava uccidere.
La carne a brandelli dei volti racconta di un impulso crudele, inutile: quello di cancellare. Siete gli invisibili che si aggiungono ad altri invisibili.
E se mai vi troveranno sarete un numero qualsiasi impresso su un loculo che non potrà dire i vostri nomi.
Eppure li avevate.
Così come avevate una voce, pensieri, progetti e uno sguardo sul mondo.
E il tuo era così limpido, così gioioso.
Vorrei sentire ancora l’odore del tuo abbraccio e giocare con i tuoi capelli.
Erano biondi?
Ricordo una tua frase, era un giorno come tanti altri e non so cosa avesse scatenato in te questo pensiero: “non c’è animale più feroce dell’uomo, è da lui che ti dovrai guardare sempre, amore mio”. L’ho fatto.
Come?
Cercando di decifrarlo, decifrarlo fino alle viscere per colpirlo prima che lui mi colpisse.
Lasciando un amore prima che mi lasciasse.
E soprattutto facendo in modo che nessuno diventasse una mia fonte di felicità.
O che avesse il potere di ferirmi.
In poche parole: amando poco ma anelando l’amore degli altri.