Skip to main content

numero collana


Tutti i racconti finalisti  della quinta edizione di GialloFestival.
35 racconti di altrettanti autori italiani.

AUTORI E RACCONTI

Marcello Abrescia - PUNTI DI VISTA
Francesca Amatore - LA RAGAZZA NEL CAMPO DI GRANOTURCO
Corrado Antani - IL GRANDE SUMMERTIME
Alice Antonelli - NON È SANGUE TUTTO CIÒ CHE GOCCIOLA
Lorenzo Barberis - LA SALITA
Lorenzo Bassi - UNA FACCIA MONOTONA
Daniele Bergonzoni - MELODIA NOTTURNA
Carlo Bolzoni - LEGAMI DI SANGUE
Angela Borghi - CIMITERO DI PAESE
Roberto Rodolfo De Lorenzi - OCCHIO PER OCCHIO
Caterina Falconi - LA MERENDA
Matt Ferraz - NATALE AMARO
Daniele Fontani - MAI FIDARSI DEGLI SBIRRI
Paolo Forni - TERREMOTO
Tiziana Guidi - UNA NUOVA VITA
Wolfango Horn - UN TOCCO DI MODERNITÀ
Nicoletta Magnani - PICCOLE DIMENTICANZE
Laura Mazzucato - DOLCETTO O SCHERZETTO?
Rita Michelon - UNA STRANA RAPINA A BOLOGNA
Sabino Napolitano - DELITTO NELLA NEBBIA
Angelo Paganini - MEGLIO DI PADRE BROWN
Umberto Pasqui - GENERALE APOLLINARI
Ambra Pellegrini - HA LE MANI AL PETTO IN CROCE
Ugo Domenico Perugini - È ARRIVATO DOPO
Lina Pinto - LA MUCCA ASSASSINA
Micaela Poletti - IL RE NUDO
Francesco Rinaldi - FABBRICA 85, ULTIMO BLUES
Silvana Roselli - NIENTE FIORI
Annamaria Scala - LA MENTE OSCURA
Silvana Segapeli - MAI PARLARE CON GLI SCONOSCIUTI
Ignazio Semilia - IL RE E LA METÀ DEL CUORE
Fabio Simiani - UN PICCOLO PARTICOLARE
Maria Teresa Stani - PASTA FROLLA
Ellery Sueen - CI SONO DIVANI E DIVANI
Iryna Volynets - IL MENÙ DEL PICCIONE

marzo 2025

326

978-88-6810-595-2

20,00

Si


Dove acquistare il libro

Un racconto...

PUNTI DI VISTA
Marcello Abrescia

I
Ho riconosciuto immediatamente la sua voce: è stata l’unica cosa gradevole ascoltata nei giorni di quel maledetto processo. Nonostante fossimo su due fronti opposti, avevo captato subito un pizzico di simpatia nei miei confronti: in cuor mio sono stato sempre convinto che parteggiasse addirittura per me, per l’uomo che aveva avuto il coraggio di sputtanare l’essere con cui viveva, quel borioso ipocrita, dei cui soldi e del lusso che le procuravano aveva sicuramente bisogno, ma che disprezzava quanto me. D’altronde, anch’io la trovavo simpatica, anzi… via, un pizzico di sincerità: mi era piaciuta un casino, con i suoi nerissimi capelli, che le scendevano fino alle spalle, gli occhi scuri e la sua fresca bellezza, sprecata al fianco di quel verme! Certo, che non mi aspettavo questa telefonata dopo così tanto tempo.
— Venga immediatamente — mi ha detto. — La vuole vincere ancora la sua battaglia? Posso consegnarle ciò che le serve.
Avrei dovuto risponderle che ormai è acqua passata, e che in fondo si può sopravvivere anche collezionando articoli da ottava pagina sugli “interessantissimi” spettacoli musicali che si tengono in città. Oppure spiegarle quanto sia soddisfacente scrivere critiche preconfezionate, su allucinanti rivisitazioni di Shakespeare a opera di scalcagnate compagnie amatoriali, per uno che fino a quell’infausto giorno, era considerato il miglior giornalista d’inchiesta della regione.
— Non ti preoccupare — diceva Ennio. — Una condanna per diffamazione in fondo, è una specie di medaglia per un giornalista… e fra un po’ non se la ricorderà nessuno.
Invece, tanto per iniziare, mi sono beccato due anni per calunnia, e della mia condanna, si sono ricordati in tanti, nel mio e negli altri giornali, perché quel porco ha mosso i fili giusti: non gli bastava aver trionfato in aula, grazie ai suoi avvocati e ai soldi con cui si era ricomprato tutti i testimoni che avrebbero potuto inchiodarlo. Che pena vedere le mie fonti sfilare uno dopo l’altro, in giudizio, a smentire quella che noi sapevamo essere la verità! E così, l’onorevole Aprile, già assessore alla sanità, era uscito lindo e pinto dall’uragano che gli sarebbe spettato. Ma quali mazzette per l’acquisto delle mascherine anti-COVID per gli uffici pubblici? Ma quali colpevoli ritardi, in attesa del bonifico giusto? Infamie di quel giornalista, sicuramente prezzolato dai suoi avversari politici!

Forse qui posso parcheggiare, non vedo nessun divieto e il numero è questo. Suono alla vicina, come mi ha suggerito lei. Caspita, vive in un palazzo così lussuoso, e con tutti i soldi che si è fregato, non spende nemmeno qualche spicciolo per far riparare subito il videocitofono. Va be’, mettiamoci nella inquadratura giusta e via. Mi complimento per la cortesia tra vicini, proprio un ambiente a misura d’uomo. Un altro po’ e la vecchia mi mandava al diavolo. E meno male che le ho detto subito che vado dall’onorevole. Comunque, almeno mi ha aperto. Forse sarà seccata da tutti i postulanti che oggi saranno venuti a chiedere favori al verme, che è sì in calo di popolarità, ma qualcuno lo può sempre sistemare. Peccato non poterle gridare: signora, la vede questa faccia? Stavolta, se va bene, sarò io a sistemare lui!
Finalmente sono davanti alla sua porta, in fondo a tempo di record, se penso che dieci minuti fa ero ancora seduto in platea ad assistere allo stupro di Amleto, a opera dei soliti guitti. Diamine, ma se amate così tanto Shakespeare, perché ci infilate dentro tutto ciò che passa per la testa a voi? Poco male, tanto la critica ce l’ho già scritta, a uso e consumo del regista, che al momento giusto sa come farsi apprezzare. E poi, se davvero oggi avrò quello che mi ha promesso… nei prossimi giorni avrò altro a cui pensare.
Mi apre la porta e si scusa per non potermi stringere la mano, per via di una sciagurata ustione che si è procurata cucinando. Io, le sue mani fasciate non le avevo neanche notate: per forza, appena ha aperto, le ho guardato subito gli occhi bellissimi… Ok, un altro pizzico di sincerità, gli occhi e le tette, mentre stava cucinando… Quindi nel contratto che ha firmato, per godere di tutto questo benessere, degli abiti firmati, delle vacanze lussuose in club esclusivi, di questo appartamento enorme e tentacolare in cui camminiamo da un bel po’ senza intravederne la fine, c’era pure l’obbligo di cucinare a quel vecchio bavoso? E i domestici? Ci saranno sicuramente da qualche parte in questa casa sterminata. Forse sto facendo troppo il cinico. In fondo è vero che il grand’uomo l’ha conosciuta quando era una starlet di grido nelle TV commerciali, ma sono ormai dieci anni che stanno insieme. Che sia un vero amore?
No, vederla armeggiare con le ante del mobile bar, con le mani fasciate proprio no… mi servo da solo, tranquilla… un buon whisky va bene, ma arriviamo al dunque, bella mia, devo capire se c’è davvero un motivo per cui mi hai chiesto di venire, oltre al fatto che, ne sono sempre più convinto, ti faccio sangue. Certo, se volesse fare dispetto al verme, cornificandolo con il suo nemico, sarei immediatamente pronto: non mi ridarebbe il mio bel posto in redazione, ma vuoi mettere la soddisfazione? Invece il motivo è un altro ed è perfino più allettante: mi dice, mentre mi sforzo di distrarmi dalle sue tette, che in questo cassetto, a trenta centimetri dal mio whisky, ci sono davvero le prove per dimostrare che ho scritto il vero e incastrare quell’essere ignobile alle sue responsabilità. Non apro subito: voglio sapere perché lo fa, non sono uno stupido.
Hai capito? Pare che lui voglia lasciarla… dopo dieci anni. Insomma, al primo segno di tenue scadimento della sua prorompente bellezza, vuole darla in permuta per accaparrarsi un modello di genere femminile più giovane. Mi basta come spiegazione. Apro il cassetto… cavolo! C’è una pistola poggiata su una cartellina azzurra. Ah, dopo la mia inchiesta è diventato paranoico. Ha sempre paura che qualcuno, magari un parente di qualche morto per Covid, lo aggredisca. Lei ne ha terrore, mi chiede se è carica. Qualcosa di armi so, anche se per le quaglie, questa non si usa. Tranquilla, piccina, è scarica, ho controllato caricatore e carrello. No che non esplode, stai serena, fidati, no, nemmeno se qualcuno urtasse qui, sul grilletto. Oddio, proprio sveglia, non è. Se ti ho detto che è scarica! Può far male solo se la tiri addosso a qualcuno. Mi guarda come fossi il suo bel principe tenebroso. Certo che se per lui non va più bene, potrebbe venire via con me: le basta uno stipendio da giornalista con qualche entrata extra quando riesco a lavorare anche per le TV? Meglio non approfondire e convivere con il dubbio: mi fiondo sul fascicolo nella cartella. Sfoglio velocemente ma non ci vuole molto a comprendere come ci sia davvero tutto quello che mi serve. La piccola, ormai sempre meno piccola, ha ragione con questo lo frego davvero e ci mando Ennio a vedersi gli spettacoli dei guitti! Saluto e con la cartellina vado via. Non l’ho cornificato ma con quello che ho in mano, gli faccio molto più male.

II
Il numero di cellulare era nel fascicolo del processo ed è stato quindi facile rintracciarlo. Ed ero convintissima che si sarebbe precipitato immediatamente qui, lasciando perdere l’ennesimo spettacolo teatrale insulso a cui, in un certo senso, lo abbiamo condannato noi. Due molle muovono il mondo maschile: l’odio, e lui per il porco che sta di là, sdraiato sul letto, ne ha sicuramente tanto in corpo; e il sesso, e io ricordo ancora i suoi sguardi, quando ci incrociavamo in aula. Che idiota, lo stavamo rovinando e lui perdeva tempo a guardarmi le tette e sorridermi. Pensare che per secoli gli uomini hanno pure creduto di essere più intelligenti di noi. Io sono convinta che ora starà fantasticando perfino di poter fare strike, fregando “l’onorevole” e portandomi pure a letto.
Dovrebbe arrivare a momenti… dal teatro dov’era ci vorranno circa quindici minuti, ma lui avrà sicuramente volato, per strada. Eccolo qui, deve essere quella, la sua auto: l’ideale sarebbe che beccasse pure una multa per divieto di sosta, ma sarebbe davvero pretendere troppo. Ha trovato subito il portone… ma che bravo bambino. Come gli ho detto, sta citofonando alla vecchia acida qui di fianco: potrà servire.
Quando gli apro, ovviamente mi guarda le tette, per passare al sedere, mentre gli cammino davanti in questo interminabile corridoio. L’ho odiato per anni, questo lunghissimo e inutile rettilineo, frutto della creatività malata di qualcuno dei suoi amici architetti di grido, e invece stasera è tornato davvero utile, nessuno ha sentito il rumore, tra i vicini: a volte è comodo avere gente anziana e mezza sorda intorno. Che gentile, mi vede in difficoltà con le mani fasciate e mi aiuta con il mobile bar, servendosi da solo un bel whisky, che fa tanto macho, anche questo potrà tornare utile.
In questo momento si starà di sicuro chiedendo se sono più brava a letto o in cucina; mi sa che ti rimarrà il dubbio, bello mio, non sono roba per te.
Questo è il momento cruciale, quello della svolta, nella mia vita. Nei prossimi istanti scoprirò se, dopo dieci anni che mi subisco quell’essere immondo, dovrò mettermi di nuovo in cerca di un suo simile o potrò godermi in santa pace il benessere economico che mi sono guadagnata durante tutto questo tempo.
Ha un momento di lucidità: prima di aprire il cassetto, vuole sapere perché lo faccio. Vediamo… potrei servirgli la soluzione melodrammatica: sono torturata dal rimorso per il male che gli abbiamo procurato e per aver coperto quello scandalo ignobile. Potrei aggiungere un bel tocco di classe, dicendogli che la mia migliore amica è morta di Covid, e da allora me ne sento un po’ responsabile anch’io, per il mio silenzio. Magari mi faccio scappare una bella lacrimuccia, che in fondo nelle fiction che ho fatto a inizio carriera, non ero poi tanto cagna.
Oppure potrei metterla sul sentimentale e dirgli che in realtà, fin dal processo mi ero innamorata di lui. Oh sarebbe capacissimo di crederci, ma è meglio andare sul sicuro.
Lo faccio perché lui, il verme, se ne vuole andare. In fondo c’è un po’ di verità, in quello che gli ho detto, no? Se ne voleva davvero andare, e in un certo senso, oggi lo ha fatto. Dopo una vita da caimano, trascorsa senza un filo di scrupolo e incurante dell’intera umanità, negli ultimi tempi l’idiota si era incredibilmente ricordato di avere da qualche parte una coscienza, e ha cominciato a sentire il peso del rimorso, fino a spararsi un colpo alla tempia, lasciandomi in braghe di tela. Dopo dieci anni in cui non ha voluto intestarmi nemmeno un monopattino, rischio di perdere tutto. Dovrei vedere sua moglie, da cui, da bravo cattolico, non ha voluto mai divorziare e i suoi odiosi figli, che mi hanno sempre trattata come l’ultima delle prostitute, mangiarsi tutto?
— Stai tranquilla — mi diceva quando andava tutto bene — con quello che verso per l’assicurazione sulla vita, se mi dovesse succedere qualcosa, tu vivrai nel lusso per sempre.
Pezzo di idiota! E secondo te, le assicurazioni mi pagano anche con un suicidio?
Bravo, hai trovato la pistola, che mi fa “tanta paura”. Sì, bravissimo, controlla se è scarica, mettici le manacce che vorresti mettere sopra di me. Ma che aquila, perfino il grilletto ti ho fatto toccare… un altro problema risolto.
Ora, puoi davvero prenderti tutte le carte che vuoi. Se farai in tempo a scriverci un articolo, tanto meglio, guasterai anche il funerale alla sua insulsa e ipocrita famiglia, che continuerà a guardarmi anche in quel frangente come una prostituta. Ma sbrigati ad andare via, che fra non molto dovrò tornare a casa, dopo aver passato tutta la serata con Flavio, che per ora, per tutti è solo il mio maestro di dizione. D’altronde, chi sospetterebbe mai di una donna esclusa da ogni successione ereditaria, che dalla morte del compagno ha sicuramente più da perdere che guadagnare?

III
Finalmente ho tutto in mano per fregare davvero quell’essere spregevole: quello che mi avevano raccontato le mie fonti è solo una parte del marciume che vien fuori da questi documenti. Quel verme ha lucrato su ogni cosa, non solo sulle mascherine anti-COVID. In pratica aveva costruito un modello sanitario su misura… la sua! Comunque ho fatto bene a scappare immediatamente qui, in campagna. In quel che resta della casetta dei miei, ho avuto modo di leggere l’incartamento indisturbato e di riflettere bene su come muovermi. Stavolta devo evitare errori e tanto per cominciare, sarò io a dettare le regole: se sono disposti a metterci davvero il carico da novanta su questa inchiesta, adesso che abbiamo il coltello dalla parte del manico, allora bene, resterò qui. Ma se l’intenzione è quella di tergiversare ancora, senza sbilanciarsi troppo, allora vi saluto. La stampa nazionale per questi documenti mi coprirà d’oro: nonostante ormai Aprile sia un cavallo perdente nella politica nazionale, il fango che posso gettare su di lui, coprirà di abbondanti schizzi tutto il resto del partito.
Ora però basta stare qui come un asceta: mi ha fatto bene, mi ha fatto raccogliere le idee, ma ho tanto bisogno di tornare alla civiltà, rientrare in una zona dove c’è linea, funziona almeno WhatsApp e magari si possono vedere anche i canali satellitari. Pensare che questo vecchio Mivar, ha quasi la mia età, chissà se almeno il TG sul digitale terrestre posso vederlo. Niente da fare… mi tocca fare un salto in paese. Prendo l’auto e dopo qualche minuto sono di nuovo connesso: mamma quanti messaggi su WhatsApp! C’è pure quello di Ennio. Caro mio, fra un po’ nei teatri d’essai, a vedere Amleto e Ofelia vestiti con le tute da astronauti, ci vai tu. Mi dice di aprire subito il video allegato… e facciamolo.
Svolta nelle indagini sulla morte dell’Onorevole Aprile. La Polizia sarebbe sulle tracce del misterioso assassino. L’uomo, nei confronti del quale è già stato spiccato mandato di cattura e che è attualmente ancora latitante, sarebbe Andrea Paradisi, giornalista già noto per essere stato in passato condannato a due anni di reclusione per calunnia nei confronti dell’onorevole. L’uomo sarebbe stato visto sul luogo del crimine da una vicina di casa della vittima. Saranno le numerose impronte digitali rilevate dalla scientifica nella casa e sull’arma del delitto, a dare la definitiva conferma della responsabilità del sospettato. Il movente sarebbe quindi da ricercare nell’odio covato dall’omicida nei confronti dell’ex assessore, che come testimoniato dalla sua compagna, negli ultimi tempi avrebbe ricevuto numerose minacce di morte, presumibilmente proprio da Paradisi, tanto da acquistare un’arma da difesa, paradossalmente forse usata proprio dall’assassino per compiere l’omicidio. Da questa vicenda traspare ancora una volta come l’uso criminoso di un certo tipo di giornalismo, cosiddetto di inchiesta, possa generare mostri incontrollabili.