
numero collana
Muovendosi a tentoni, strusciò le mani sulla parete,
in cerca della porta d’ingresso.
Lo spazio era circolare e prima o poi ci si sarebbe di certo imbattuta.
Aveva appena recuperato un briciolo di speranza,
quando comprese che, in ogni caso, non sarebbe mai riuscita ad andarsene: i ferri erano fissati con una catena al muro.
Era prigioniera.

aprile 2025
364
9788868106003
18,00
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Sinossi
Ambientato in Toscana in un borgo immaginario, il romanzo ha molti comprimari importanti e quattro personaggi principali: Carlotta Gherardinis, perseguitata dallo spettro della schizofrenia; il maresciallo Vanni Conti, fissato con citazioni tratte dalle cantiche dell’Inferno della Divina Commedia; Bartolomeo Gherardinis, figlio unico dell’ultimo discendente vissuto al castello e l’appuntato Margutti, nipote di una ex dipendente dei Gherardinis.
Attorno si muovono e vivono una serie di personaggi, del presente e del passato, e si consumano crimini e delitti.
Carlotta ha ventinove anni e un dono: una forte empatia, grazie alla quale riesce a percepire le energie intrappolate nei luoghi e ascoltare le storie di chi ci ha vissuto. E’ grazie a lei, e ai vividi sogni che la perseguitano, che durante il romanzo si conoscono le storie delle vittime, vivendole in prima persona.
In cerca di riscatto, Carlotta accetta di gestire l’eredità della nonna e, insieme alla sorella Martina, si avventura in un progetto per trasformare il castello di famiglia in una struttura alberghiera.
Durante gli scavi per la messa in opera della piscina, sono portati alla luce, nell’arco di poche ore, dei resti umani e un corpo integro. Quello che all’inizio sembrava un ritrovamento archeologico, diviene presto un’indagine complessa, che porterà Vanni Conti a indagare sulla sparizione di una quindicenne di origini rumene, di nome Crina, avvenuta dieci anni prima.Vanni porta a galla una serie di insabbiamenti che hanno danneggiato le indagini in passato e svela un oscuro segreto dei Gherardinis...
Primo capitolo
E vien la notte
Agosto 2012
Il profumo della terra, appena umida nella notte primaverile, le ricordò le serate passate in cerca di lucciole. Distese le labbra in un sorriso infantile e ingenuo, velato da una lieve inquietudine.
Giunta sotto il grande castagno, al limitare della proprietà, si mise seduta per guardare le stelle e assaporare il silenzio. In lontananza una civetta emise il suo canto e volò tra i merli del maestoso castello, che giaceva addormentato.
Vinta dalla stanchezza, sentì le palpebre e le membra farsi pesanti, fino a perderne il controllo e sprofondare nell’abbraccio di una sonnolenza improvvisa. Di colpo trasalì nell’udire un rumore: qualcuno o qualcosa stava giungendo alle sue spalle.
— Chi c’è? — chiese, guardandosi attorno.
L’unica risposta che ottenne, fu un respiro affannato.
Scrutò nel buio, con occhi spalancati dal terrore, e fu allora che lo vide.
L’ansia l’attanagliò, serrandole la gola. Tremando, si alzò e iniziò a correre verso una siepe di alloro.
I rami e le foglie la graffiarono, offrendole in cambio un riparo sicuro. Nascosta, trattenne il respiro e osservò il buio, strizzando gli occhi fin quasi a farsi male, per mettere meglio a fuoco le immagini. Quando le ombre si diradarono, accompagnate dal riflesso della luna, temette di essere stata vista, nonostante avesse trovato un buon nascondiglio.
La sagoma scura vacillò, poi si mosse nella sua direzione.
Lei si sentì morire ma non si arrese. Cercò una via di fuga, correndo e ingollando aria che le bruciava la gola e i bronchi.
Un attimo, un rumore secco e poi ci fu soltanto l’intuizione del dolore, l’odore del sangue e la presenza della morte.
Capì che nessuna strada l’avrebbe potuta portare abbastanza lontana.